Storia e ragioni del progetto R3 - Rete Radiomobile Regionale
La spinta ad investire risorse nel sistema regionale di radiocomunicazione digitale nasce dall’esigenza di innovazione infrastrutturale dettata soprattutto dalla consapevolezza che, con la tecnologia analogica, il sistema di gestione delle emergenze incontra, a causa della sua crescita quantitativa e qualitativa, notevoli limiti operativi e di efficienza.
La spinta all’innovazione infrastrutturale nasce da settore sanitario, che per primo a mostrato l'inadeguatezza del precedente sistema di comunicazione, ma coinvolge tutto il sistema delle emergenze, siano esse legate alla protezione civile che al sistema della polizia locale della regione. In un’ottica di creazione di un complesso di gestione che veda una sempre più intensa integrazione delle strutture di pronto intervento sanitario, protezione civile e polizia locale.
Prima della rete R3 a standard Tetra
Prima della rete R3, il sistema di radiocomunicazione ricorreva principalmente alle ricetrasmittenti tradizionali ed ai servizi di telefonia cellulare offerti dalle grandi aziende presenti sul mercato delle telecomunicazioni. Ciò comporta due importanti limiti:
- rigidità tecniche che rendono quasi impossibili le interconnessioni dirette, cioè sui luoghi di intervento, tra gli appartenenti alle varie organizzazioni che si occupano di emergenza, anche se facenti parte dello stesso settore (sanità, protezione civile e polizia locale);
- standard di sicurezza delle trasmissioni relativamente poco affidabili e non del tutto capaci di assicurare una copertura globale (o quasi) dell’intero territorio regionale. Inoltre gli strumenti utilizzati, pur nella loro raffinatezza tecnologica, non sono in grado di sfruttare le ampie possibilità offerte dall’applicazione dei sistemi e dei protocolli digitali agli apparati di radio-trasmissione, indispensabili per la trasmissione di dati e di immagini.
Perché una nuova infrastruttura?
La domanda è senza dubbio interessante: perché creare una nuova struttura che, per coprire l’intero territorio regionale, necessita di ingenti investimenti quando si potrebbe fare ricorso a terzi fornitori di servizi che potrebbero, almeno in linea teorica, consentire di accollarsi tale immane lavoro?
Le motivazioni sono varie ma vale la pena di mettere l’accento soprattutto su tre aspetti: sicurezza, flessibilità e versatilità.
Sicurezza perché la rete sarebbe riservata agli operatori della sicurezza pubblica (sanità, protezione civile e polizia locale) e solo per casi determinati potrebbe vedere coinvolti altri soggetti per eventuali utilizzi paralleli del sistema.
Flessibilità in quanto il sistema di trasmissione, pur garantendo la comunicazione tra i vari appartenenti ai singoli gruppi di lavoro (pubbliche assistenze, corpi di polizia municipale, ecc.), consente la creazione di gruppi a seconda delle esigenze che si vengono di volta in volta a creare. Tale circostanza non è oggi possibile in quanto l’attuale struttura di radicomunicazione è estremamente rigida ed è basata sulla centralità delle singole organizzazioni e sulla chiusura dei rapporti tra i vari soggetti aggregati.
Versatilità. Mentre le funzioni supportate dal sistema di radio comunicazione analogica si limitano alle sole comunicazioni vocali e a poco altro, con il nuovo sistema, oltre alla fonia, sarà possibile la trasmissione di dati, la localizzazione degli apparati e dei loro utenti, la possibilità di collegamento diretto a banche dati ed archivi centralizzati da parte dei singoli apparati gestiti dagli operatori. Senza considerare che l’entrata in campo della tecnologia digitale applicata alle radiocomunicazioni apre scenari del tutto nuovi rispetto agli attuali: si pensi all’invio di immagini direttamente alle centrali operative o la possibilità da parte delle polizie locali di confrontare, online, la fotografia di una carta d’identità con l’originale conservato presso l’ufficio anagrafe del comune.